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Abbandono del tetto coniugale: ecco come tutelarsi

Quando marito e moglie (s)coppiano, uno dei due può decidere di abbandonare il tetto coniugale e vivere in una domicilio diverso.

Come può tutelarsi per evitare di incorrere in sanzioni civili o addirittura penali?

Molti avvocati consigliano di inviare una lettera scritta, una raccomandata con ricevuta di ritorno per certificare la ricezione, in cui il coniuge che si allontana, spiega dettagliatamente tutte le motivazioni che lo spingono ad andarsene.

In questa lettera è necessario indicare motivazioni valide e serie, che, in fase di separazione o di difesa durante un eventuale procedimento civile o penale, possano essere inattaccabili.

I motivi di abbandono del tetto coniugale sono molteplici, ma per la propria tutela è bene capire quelle che sono “accettate” e valide in caso di controversia, tra queste ci sono sicuramente:

  • Condotta violenta di uno dei due coniugi e quindi l’abbandono è motivato per la difesa della propria incolumità fisica e psicologica.
  • Tradimento, Adulterio o Infedeltà di marito o moglie.
  • Parenti “Serpenti” ovvero talmente invadenti da minare il rapporto tra marito e moglie.
  • Incapacità di soddisfare i “doveri” sessuali con il partner.
  • Atteggiamenti, comportamenti e modi di agire tali da risultare dispotici e “dittatoriali” nei confronti del coniuge.

Nella lettera inviata per giustificare l’abbandono del tetto coniugale, inserire uno dei motivi sopra citati, è buona prassi per evitare problematiche legali.

La lettera la si può scrivere di proprio pugno oppure affidarsi ad un avvocato, la seconda scelta è quella da preferire per non commettere errori.

Questo perché nel caso la coppia abbia dei figli di qualsiasi età, nella comunicazione inviata devono essere indicati il nuovo indirizzo e un numero di telefono per la reperibilità in caso di emergenze legate ai propri figli.

Un legale conosce la forma da utilizzare, gli elementi che non devono mai mancare e quelli specifici da caso a caso che devono essere inseriti.

Meglio “investire” soldi per la propria tutela, se ci si ritiene nel giusto, per evitare di incorrere in grane e problematiche dovute al “fai da te”.

È bene conservare sia la lettera che la ricevuta della raccomandata, da presentare come prova legittima a tutela delle proprie azioni, nel caso si venga coinvolti in un procedimento legale.

Questo modo di agire è fondamentale soprattutto nel caso in cui nella coppia siano sopraggiunte condizioni di crisi, astio, condite da rabbia e delusione che possono spingere il coniuge abbandonato ad agire per vie legali.

Capita spesso che se ne faccia una mera questione di soldi che sfocia poi in continue diatribe, meglio saper come difendersi.

Dopo quanto tempo è lecito abbandonare il tetto coniugale?

Le indicazioni variano, ma prima di lasciare il coniuge è bene avere in mano la ricevuta della raccomandata oppure aver già depositato la richiesta di separazione, annullamento o divorzio, in tribunale.

Chi viene abbandonato e ritiene di doversi difendere, con giusta causa, può ovviamente farlo affidandosi a un avvocato che eventualmente possa agire per conto del coniuge e individui eventuali punti deboli dell’azione di tutela di chi abbandona il tetto coniugale.

Queste ultime sono situazioni molto delicate che è bene vengano affrontate nelle sedi più opportune e da persone esperte in materia.

Per concludere, chi decide di lasciare il tetto coniugale, può difendersi e tutelarsi in modo abbastanza semplice, deve però avere giuste motivazioni, inviare la specifica comunicazione ed essere seguito da un legale.