La perdita di capelli in determinate zone che, invece, dovrebbero essere coperte dagli stessi, si chiama alopecia. Si tratta di un termine scientifico che può essere utilizzato esattamente come calvizie, dato che questo è un altro modo per definire il medesimo problema.
Preme sottolineare che una caduta giornaliera di capelli è fisiologica, poiché questi hanno un ciclo vitale e cadono per far posto ad altri. Ci si deve preoccupare nel momento in cui questa caduta diventa troppo abbondante, tanto da lasciare scoperte alcune zone.
Esperti del settore hanno distinto diversi stadi dell’alopecia, che si differenziano tra loro in base al diradamento dei capelli. Solitamente si tendono a individuare 5 stadi di alopecia. Si parte dal primo, in cui si ha un diradamento dei capelli che interessa l’attaccatura fronto-temporale e si arriva al quinto stadio in cui ci sono ampie zone della testa completamente calve.
Vediamo, quindi, quali sono le varie tipologie di alopecia e quali sono le caratteristiche che le differenziano l’una dall’altra e v’invitiamo a leggere il blog di Stefano Rogora, esperto di tricologia da oltre 10 anni: https://stefanorogora.it/
Tutti i tipi di alopecia oggi conosciuti
Si deve iniziare a distinguere alopecia cicatriziale e alopecia non cicatriziale. Nel primo caso si ha una perdita definitiva dei follicoli dei capelli, che avviene per motivi ben precisi come terapie invasive, determinate patologie e anche in caso di ustioni. Si noti bene che questo processo è irreversibile. Nel caso di alopecia non cicatriziale, invece, la situazione è differente, poiché i follicoli non vengono distrutti, seppur sono danneggiati e modificati. In entrambi i casi, poi, si deve fare un’ennesima distinzione e si deve andare a capire se si tratta di forme di alopecia ereditaria o acquisita. Anche in base a questo aspetto si può cercare di capire se è, o meno, reversibile la situazione.
Approfondiamo la questione dell’alopecia non cicatriziale acquisita, poiché meno rara della tipologia precedente. A questo punto, quindi, non possiamo non parlare dell’alopecia androgenetica, che interessa il 50% degli uomini, ma anche il 20% circa delle donne. Il nome stesso di questo problema, non considerabile come una malattia e quindi non definibile in quanto tale, dice molto: c’è alla base la predisposizione genetica di taluni follicoli che, inoltre, vengono anche sollecitati da uno specifico ormone androgeno noto come diidrotestosterone.
Nell’uomo l’alopecia di questo tipo si manifesta molto perso, solitamente subito dopo la pubertà e non è raro notare casi di calvizie già in giovane età. Nelle donne, invece, è possibile notare i segni della alopecia androgenetica sempre a partire dai 16-20 anni, ma solitamente poi il processo rallenta per riprendere a pieno ritmo durante la menopausa.
L’alopecia areata, invece, è una malattia che causa la caduta veloce di capelli e peli e, quindi, solitamente viene interesata anche la barba (alopecia universale). Il tutto si concentra in zone irregolari e solitamente abbastanza tondeggianti ed è per questo che viene definita areata.
Rientra nella categoria dell’alopecia non cicatriziale acquisita anche quella da stress, anche nota come alopecia psicogena. In questo caso, disturbi della personalità, ansia e stati depressivi sono la causa del diradamento dei capelli e, talvolta, si annoverano anche le malattie autoimmuni come causa dello stesso.
Come detto, invece, le tipologie cicatriziali ereditarie sono molto più rare. Le citiamo per completezza: in questo caso si parla di aplasia congenita della cute e di Sindrome di Bloch-Sulzberger. Tra le tipologie acquisite, invece, c’è il Lupus e il Lichen cuoio capelluto.