La fusione a cera persa, storia e applicazioni di una tecnica antichissima

Ci sono alcune metodologie tipiche e diffuse in modo capillare nel mondo industriale moderno, che affondano le radici nell’Antichità. Si tratta di tecniche che, dopo aver subito processi evolutivi e migliorie nel corso dei secoli, sono arrivate fino ai giorni nostri e continuano ad essere performanti. E’ il caso della fusione a cera persa, le cui origini sono risalenti all’Età del bronzo (un esempio interessante dal punto di vista artistico dell’applicazione di questa tecnica è rappresentato dai Bronzi di Riace). Durante il Medioevo il suo impiego si ridusse, poiché si trattava di una metodologia molto costosa. Riprese vigore e conobbe nuovi sviluppi durante il Rinascimento, nell’ambito di un affascinante processo di riscoperta degli elementi della civiltà classica.

L’intreccio con la tecnica di stampa 3D e il boom nella gioielleria

Nell’industria moderna la tecnica della fusione a cera persa si lega a doppio filo con la stampa tridimensionale. La gran parte delle tecnologie per la stampa 3D è di tipo diretto: si crea cioè l’oggetto senza dover effettuare ulteriori passaggi, come ad esempio avviene nella stereolitografia. I processi di stampa tridimensionale sono però anche di tipo indiretto e tra questi il più conosciuto è proprio quello della tecnica a cera persa. In che cosa consiste? Grazie a questa metodologia si può realizzare uno stampo da un prototipo che viene creato utilizzando la cera. Gli ambiti applicativi della fusione a cera persa sono moltissimi, da scoprire con gli approfondimenti offerti dai tecnici di www.corsa3d.it. Senza dubbio quello della gioielleria è tra quelli di punta. In questo contesto, si punta a realizzare prototipi del modello ‘master’, da produrre poi in serie. Si tratta di una tecnica che consente un livello alto di personalizzazione, perfetta per creare presto e bene una quantità elevata di pezzi (oggetti anche ricchi di particolari). Conosciuta con il termine ‘microfusione’ o anche come ‘fusione di precisione’, questa metodologia consiste nella realizzazione del duplicato di un primo stampo originale solitamente da una lega preziosa (oro, argento).

Si riducono i costi di lavorazione e pulizia

Sarà utile sottolineare – per comprendere il vortice evolutivo che ha caratterizzato questa tecnica antichissima – che prima dell’avvento della stampa tridimensionale i prototipi venivano trasformati artigianalmente: si scolpivano i dettagli da un blocco unico di cera (la tecnologia ha nettamente velocizzato questo processo). Abbiamo accennato alle possibilità che la fusione a cera persa offre nell’ambito del settore gioielleria e sarà interessante sottolineare come i settori che ricorrono a questa tecnica sono tanti e diversi. Si va dall’aerospaziale alle fonderie, passando per la realizzazione delle strumentazioni per il medicale. Il fatto che la stampa 3D si sia così strettamente legata alla fusione e cera persa ha permesso di abbattere sia i costi di lavorazione che quelli complessivi del processo. Inoltre, diventa possibile anche contenere i costi di pulizia. L’ultimo passaggio, che chiude il processo di lavorazione, è quello della finitura: gli oggetti possono essere sabbiati oppure molati e – eventualmente – anche migliorati con CNC e infine consegnati.