Traduzioni in inglese: cosa evitare

L’inglese è la lingua più parlata al mondo se si mettono insieme i parlanti madrelingua e non-madrelingua: se ne contano circa 1,348 miliardi secondo studi condotti nel 2021. Le motivazioni della grande diffusione di questa lingua sono tante, sicuramente hanno poco a che fare con la struttura della lingua o aspetti simili, ma devono quasi tutto alla politica e al corso della storia: conquiste militari e spedizioni missionarie hanno contribuito alla sua diffusione globale. L’inglese inoltre si affermò come lingua predominante nel commercio mondiale con il graduale incremento del potere degli USA. Un’ulteriore motivazione, non meno importante delle altre, è che è anche la lingua della nascita del computer e di Internet. L’inglese, infatti, è una lingua così importante che ormai viene inserita come materia obbligatoria in tutte le scuole primarie.

Nonostante sia la lingua più parlata al mondo, ancora oggi moltissime persone non sanno parlarla e soprattutto scriverla. In più, in alcuni settori non è sufficiente solo capire la lingua ma è necessaria una perfetta conoscenza anche della grammatica.

Va da sé che il lavoro del traduttore inglese è sempre molto richiesto: documenti, manuali di istruzioni, pubblicazioni scientifiche, certificati, polizze assicurative e così via, sono tutti scritti in un inglese che può essere tradotto solo da un professionista. In Italia, infatti, molti giovani scelgono di intraprendere la carriera del traduttore o dell’interprete: in molti casi non ci si può improvvisare traduttori solo perché si possiede un dizionario bilingue.

Eseguire una traduzione benfatta non è assolutamente scontato. Conoscere accuratamente una lingua non è sufficiente per effettuare una traduzione ottimale, come erroneamente si tende a credere. L’atto di tradurre non è limitato al solo comprendere il testo e riprodurne il significato. Tradurre significa tramutare quello che leggiamo in un testo organico e articolato che mantenga il più possibile l’autenticità, il ritmo e lo stile del documento originale. L’errore più comune in cui si può incorrere è sicuramente quello di una traduzione letterale.

Per i principianti, si potrebbe stilare una lista degli errori più comunemente fatti quando si traduce in inglese, alcuni sono davvero da evitare. Per esempio:

  • “to take a walk” e non “to make”: in italiano è fare una passeggiata è tradurlo letteralmente può trarre in inganno.
  • “to make a choice” e non “to take”: precisamente l’opposto dell’esempio di prima. Sempre un errore che può essere fatto se si dovesse tradurre in maniera letterale.
  • “to meet someone” e non “to know someone”: in italiano dico che ho conosciuto qualcuno, in inglese il verbo conoscere e il verbo sapere hanno lo stesso vocabolo “to know” ma in questo caso si usa “to meet” quando conosci qualcuno per la prima volta
  • “what’s the time” e non “what’s the hour” per chiedere che ore sono
  • “you are right” e non “you have reason”: anche qui non si deve cadere nella traduzione letterale

Questi sono solo pochissimi esempi di errori che solitamente fa chi non ha dimestichezza con la lingua inglese. Ovviamente per chi ha intrapreso studi da traduttore questo è solo l’abc.

Il traduttore professionista ha altri tipi di ostacoli con la lingua che solitamente hanno a che fare con un inglese più settoriale, per questo si tende ad approfondire la conoscenza di un singolo campo e ci si concentra solo su quello: giuridico, scientifico, finanziario, tecnico. Quindi tenderà ad arricchire il suo glossario con termini e costrutti sempre più specifici.

Insomma, tradurre in inglese può sembrare facile ma per farlo bene servono anni di studi e di pratica che portano ad una sempre maggiore confidenza con la lingua.