La legge del 2016 sulla marijuana light attualmente vigente non cita tra gli utilizzi concessi quello delle infiorescenze o dei loro derivati per scopi ricreativi: banalmente, per fumarla o vaporizzarla. E’ vero che la quantità di THC presente nei prodotti in vendita è così bassa (sotto lo 0,2%) da non concedere né danni per la salute né spazio per lo “sballo”, ma tant’è. Davanti ad una legge fumosa e poco chiara in molti aspetti è necessario che la comunicazione dei negozianti sia limpida e trasparente, per evitare sgradevoli effetti dei controlli sull’attività di rivendita di cannabis legale.
Vediamo insieme alcuni consigli!
Non dare istruzioni sul consumo e le sue modalità
Se l’uso ricreativo è teoricamente proibito è indispensabile non dare direttamente istruzioni sul consumo delle sostanze o sulle modalità preferibili. Questo tipo di cautela dovrà essere ancora più incentivata finché non sarà assolutamente chiaro cosa si può e non si può fare con le infiorescenze della pianta di cannabis depotenziata.
Un modo per evitare di finire al centro di qualche polemica è non usare la stessa vetrina oppure lo stesso scaffale per mostrare le sostanze e gli strumenti atti a consumarle, come bong, cartine o vaporizzatori. Sembrerà una banalità, ma chi è a caccia di scoop imbarazzanti è disposto ad attaccarsi davvero a qualsiasi pretesto.
Rendere chiaro che la vendita è riservata ai maggiorenni
In questo, marijuana light, tabacchi, alcool e gioco d’azzardo sono considerati allo stesso modo: la loro vendita è assolutamente proibita ai minori di 18 anni. I negozianti dovrebbero essere sempre in prima linea per questo obiettivo: ridurre la quantità di adolescenti e giovani che hanno accesso a sostanze che possono causare severissimi danni alla salute del fisico e della psiche. In caso di dubbio è fondamentale richiedere i documenti dell’acquirente per accertarsi della sua maggiore età prima di concludere qualsiasi genere di transazione.
Inoltre è necessario avere esposto con chiarezza il cartello apposito che nega la vendita ai minorenni, con il nome del responsabile che controllerà e sorveglierà sul rispetto della normativa (di solito è lo stesso titolare).
Non dare consigli o indicazioni dirette sui benefici dei prodotti in vendita
In questo caso parliamo davvero di speculazione. La comunicazione umana è così variegata e complessa che ad un occhio esterno è difficile quantificare il livello di “diretto” ed “indiretto” di un’istruzione fornita.
Per semplificare possiamo fare qualche esempio. Sono sicuramente suggerimenti indiretti:
- “In molti paesi l’uso del CBD è legale per le più svariate ragioni, da quelle sanitarie a quelle ludico-ricreative”
- “La molecola è considerata dalla comunità scientifica un antidolorifico, antispastico ed antiemetico, utile nel trattamento di molte patologie e disturbi”
- “E’ un diritto la ricerca di una cura funzionale per i propri disturbi e conforme alle proprie libere decisioni sulla propria salute”
Sono, invece, suggerimenti troppo diretti:
- “L’assunzione di olio di CBD 2 volte al giorno allevierà il mal di schiena o i dolori mestruali”
- “Se soffri d’insonnia dovresti provare una tisana di canapa”
- “La vaporizzazione ha un effetto rilassante sui muscoli e sulle tensioni psichiche”