Davide Leoni: l’artista dell’apparente minimalismo geometrico

È un linguaggio affascinante quello dell’artista Davide Leoni, così rigoroso e universale da un lato, eppure in fondo tanto legato al suo territorio: Pesaro e le Marche. Come tanti altri artisti marchigiani che ormai sono entrati a far parte della recente storia artistica italiana (si pensi a figure come quelle di Arnaldo Pomodoro, al pittore Walter Valentini o a Giorgio Bompadre) anche Leoni si fa largo nello spazio attraverso un linguaggio personale, e improntato alla purezza di visione.

La produzione in breve: astratto, barre e sculture

Sono tre i principali filoni in cui si dispiega la produzione artistica di Davide Leoni fino ad oggi: l’astratto, le barre e le sculture. Il primo si esprime in arte pittorica, il secondo mescola la pittura con l’utilizzo dei materiali plastici, e infine le sculture vengono realizzate con materiali in costante evoluzione e ad altezze considerevoli (tra queste vi sono infatti barre verticali dall’altezza anche di 1,50 metri). Le sculture, in particolare, sono opere tridimensionali, da paragonare alla tecnica del bassorilievo, in cui la luce ha un vero e proprio ruolo da protagonista, portandosi ad accentuare e sottolineare la profondità.

Nella produzione dell’astratto i dipinti sembrano indagare sul significato dello spazio.

Nelle barre, invece, la tela sembra quasi essere divisa a metà da una barra centrale, che potrebbe rappresentare le colline marchigiane, o i profili montuosi di Pesaro. Un’ulteriore interpretazione va verso il sentore di una linea di orizzonte, che invece ci riporta al mare e alle coste, sempre delle Marche.

Cosa dice di lui la critica

Appartenente alla generazione dei nati negli anni ’60 (1968 il suo anno di nascita) Davide Leoni si è da tempo fatto notare all’interno del panorama artistico italiano, tanto che diversi critici hanno parlato di lui come il degno erede di scultori come Pomodoro o di Virgilio Guidi.

Le parole di Toni Toniato

In particolare vanno ricordate le parole di Toni Toniato nel 2012. Il noto intellettuale, professore, storico della Critica d’Arte che ha insegnato in atenei come quello fiorentino o a Venezia (così come anche Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Urbino) soffermandosi sulla sua opera scultorea, evidenzia come “le sue vere sculture, pur riproponendo primari corpi geometrici, il cubo e la sfera, si distinguono in effetti di classici modelli formali di Arnaldo Pomodoro, dalle sue ritmate stratificazioni plastiche , per raffigurare invece una serrata dialettica tra pieni e vuoti, creando pertanto situazioni volumetriche statistiche precarie, al cui interno le linee mai chiuse si aprono infatti a suggerire dissimetrie e squilibri visivi, cercando di scoprire altre figure di una nuova armonia spaziale”. E il paragone con altri grandi artisti si fa calzante, tanto da far affermare a Toniato che: “Questa purezza di visione […] ci orienta a comprendere quanto egli abbia fecondamente tratto della avveniristiche proposizioni spaziali di Lucio Fontana”.

 L’interpretazione delle sue barre

 Ma anche il concetto di barre nella sua pittura è stato notato ed ha affascinato molti critici. Chiara Voltarel, ad esempio, parla di “Opere silenziose, senza tempo, immerse in una quiete solenne, dove tutto appare immobile e rigorosamente essenziale. Ma in questa essenzialità c’è l’immensità e l’eternità dell’esistenza. Sono opere che bloccano, fissano, perché esse stesse sono bloccate”. Anche Voltarel, inoltre, paragona Leoni ad un altro grande artista internazionale, il francese Yves Klein, nella concezione del monocromo alla base dei suoi lavori sulle barre.

Insomma, la produzione artistica di Davide Leoni di solito affascina ed incanta, e sembra risucchiare lo spettatore in un infinito spazio-temporale. Premesse che fanno ben sperare anche sulle sue opere future.